martedì 5 ottobre 2010

Catena di lettura

Faccio parte da anni del nutrito esercito di abobii, dove frequento parecchi forum.
Uno su tutti, il cui spirito è lieve come le ali di una farfalla, mi ha fornito il modo di poter diffondere il mio libro, Racconti dal Sottobosco attraverso la prenotazione di una copia in una discussione che io stessa ho avviato.
Il device viene chiamato catena di lettura.
Si tratta del gruppo dal nome Il giardino segreto, che si occupa di letteratura per l'infanzia e di creatività.
Dedico questo post a chi vorrà inserire un breve commento al testo e ringrazio anticipatamente questa piccola fetta del grande pubblico di anobii.
Spero che per voi tutti sia stata una buona lettura.

martedì 29 giugno 2010

Ronchi dei Legionari, 23 giugno 2010

La piazzetta al nostro arrivo è semivuota. Le sedie disposte a semicerchio intorno all’assito di legno sono un indizio dell’evento. C‘è tutto il tempo di preparare il nostro bel prato e di confezionare minuscole coccinelle di carta rossa. Carolina, Simone ed Elisa sono aiutanti provetti, che dipingono in fretta e con molta grazia le sette macchioline nere sulle alucce degli insetti.
Li distribuiranno a ogni bambino presente a spettacolo iniziato.
Fa caldo, e Anna Maria, la libraia che ci segue ad ogni uscita, si è persa per strada.
In autostrada i cartelli con le indicazioni sono stati modificati. Arriva di lì a poco, con tutto l’anticipo necessario, e sistema il suo bel banchetto con i libri della collana, le copertine colorate che sembrano tante caramelle.
Lo spiazzo si anima, e i bambini cominciano a radunarsi intorno.
Ce ne sono davvero tanti, curiosi e attenti di quel che stiamo facendo. Non si può aspettare oltre, sperando che la loro pazienza si dilati all’inverosimile.
Cominciamo.
Ormai siamo attori consumati, e sappiamo quello che il nostro piccolo pubblico si aspetta da noi.
Vuole capire che voce ha Sofia Coccinella, quale viso si nasconde dietro alla mascherina nera.
Ah, non restano delusi! In particolare non resta delusa Ada, i ricci sparati in aria e un musetto tenerissimo, che non riesce a trattenersi e sale sul piccolo palco a ‘tastarci’. L’occhiata da vicino le mette il cuore in pace, e dà l’idea che le piacciamo.
Viola è seduta in prima fila, accanto alle sue amichette. Ridono dei buffi copricapi che permettono agli insetti del Sottobosco di uscire allo scoperto. Paradossale? No, è effettivamente così.
Sofia, Lucilla, Scipione, Poisonio, Gustavo e Ermete, sei personaggi scelti fra tutti quelli che abitano la mia radura, vivono grazie alle cuffie di velluto e di pelo che gli attori indossano, ed escono allo scoperto attraverso le loro voci, che simulano gli episodi di cui sono protagonisti.
Gli occhi sgranati, i bambini paiono gradire l’immersione nella fantasia al suono lieve della chitarra classica di Daniele, che fa da sottofondo all’introduzione, e del contrabbasso imponente che caratterizza le ambientazioni delle varie letture.
Alla fine, ancora Ada sale sul palco e chiede, con la proprietà linguistica dei suoi tre anni e mezzo, che cosa sono gli insetti. Alla mia spiegazione, mi racconta della sua predilezione per il miele, prodotto dalle api, che zucchera la sua tisana…
Nevio Polli promette gelato per tutti e in capo a pochi minuti distribuisce stecchi e ghiaccioli.
E’ festa.
Il bilancio è positivo. Abbiamo intrattenuto un altro piccolo pubblico, e la favola è piaciuta, tuttavia le copie vendute sono solo cinque.
Anna Maria non ha protestato per la trasferta, ma si è rattristata dell’atteggiamento di alcune madri, che hanno snobbato il banchetto dei libri trascinando i figli verso l’uscita…Si è consolata solo pensando all’effetto della crisi sugli acquisti definiti non prioritari.
A chi si lamenta per la mancanza di illustrazioni a colori, posso solo dire che è l’unico modo per contenere i prezzi di copertina.
Se vogliamo più libri in casa, più storie da raccontare ai nostri bambini, o da far loro leggere, i testi devono essere abbordabili.
La biblioteca è comunque un’ottima alternativa, se persone qualificate e disponibili sollecitano e predispongono i piccoli lettori ad un’attività che non ha pari.

domenica 20 giugno 2010

appuntamenti

Nuovo incontro con la lettura animata di piccoli brani da Racconti dal Sottobosco alla biblioteca di Ronchi dei Legionari (GO), a cura del CCM, mercoledì 23 giugno ore 18.30.
Saranno presenti Daniele e il contrabbasso, Francesca- Lucilla, Katia-Sofia, Gabriella-Gustavo, Carla-Scipione, Mauro-Poisonio e Elena-Ermete.
Il resoconto della serata nella prossima puntata.

martedì 13 aprile 2010

L'ARGONAUTA: Intervista a Silva Ganzitti

11/04/2010 - L'ARGONAUTA.
In viaggio fra libri e cultura. Puntata n. 312.
http://www.radio.rai.it/radio1/argonauta/view.cfm?Q_EV_ID=313597

1 - Focus di Antonella Ambrosioni: Vita, morte e metamorfosi della favola: si analizzano le favole di un tempo, si riscrivono fiabe adatte ai tempi attuali. Sentiamo Silvia Ganzitti curatrice della collana "Fiabetica" e Giuseppe Sermonti autore di "Alchimia della fiaba".
2 - Lo Scaffale delle Muse (libri e musica) di Massimo Giaquinto:Finalmente una esaustiva storia del "Teatro d'opera italiano" scritta da Lorenzo Arruga.
3 - Non solo libri di Riccardo Paradisi:"Libertaria" e' la corrente portavoce del pensiero anarchico contemporaneo.
4 - L'Enigma di Alfonso Piscitelli:Le vite parallele nel cinema: ovvero la vita e' sogno o la vita e' mimo?
5 - In cauda venenum:L'esperto di gialli Luce Crovi cita un aforisma in cui e' tutto Giorgio Scerbanenco.


Ascolta la puntata: http://www.radio.rai.it/radio1/argonauta/archivio_2010/audio/argonauta2010_04_11.ram

martedì 30 marzo 2010

Sorprese di primavera

Il boato si levò d’improvviso e sembrò squassare la radura.
Sofia Coccinella, che stava volando da un filo d’erba all’altro, fu sbalzata all’indietro e finì distesa, zampe all’aria.
“ Che sarà mai stato?”, si chiese mentre cercava di levarsi dalle orecchie una gocciolina di rugiada che le aveva assordato l’orecchio.
Toc toc toc. Tre colpetti ben assestati e l’acqua uscì. Sofia si rimise in piedi e decollò nuovamente, alla volta di un altro stelo verde e freschissimo.
Di nuovo l’onda d’urto la colpì mentre era in volo, ma stavolta non fu così fortunata.
Passeggiava, infatti, sul prato, un giovane esemplare di riccio, il nasino incollato sul terreno mentre si muoveva in cerca di cibo.
Il pericoloso atterraggio la portò a tanto così dalla cima appuntita di uno dei suoi aculei, su cui fortunatamente fu in grado di risalire per ripartire rapida.
“Che spavento! Anzi, paura doppia! Devo scoprire cosa diavolo è quel rumore e che cosa lo produce.”
Con circospezione aggirò un paio di cespugli, senza tuttavia trovare nulla.
Perlustrare la radura del Sottobosco, si sa, è cosa ardua per una coccinella. Le ali di Sofia erano in verità molto piccole e ci voleva molta energia per attraversare il prato sul quale si trovava.
Ad un tratto, pensandoci, le parve un’impresa al di sopra delle sue forze.
“Mi devo arrendere così?”, disse fra sé e sé al rimbombo del terzo boato, stanca di avere sempre timore di non farcela, di essere troppo piccola, troppo debole, troppo delicata, troppo troppo, insomma.
Quando fu meno indispettita della sua situazione di piccola coccinella, cercò di mettere insieme qualche indizio su quel rumore enorme e sconosciuto.
“ Ha un suo ritmo”, pensò, “ e si ripete tale e quale a tempo”.
Cosa poteva essere, dunque, un rumore molto sonoro, che si ripeteva uguale a sé stesso, e a tempo?
“Il verso di un grosso animale, forse”
Ma per quale motivo un grosso animale del Sottobosco avrebbe dovuto emettere un verso a tempo?
Forse si trattava di un richiamo diretto a qualcuno!
“Il grosso animale ha perduto il suo cucciolo”, azzardò.
La curiosità cominciò lentamente a prendere il posto della paura.
Dimenticando tutte le sue perplessità di poco prima, Sofia decise che avrebbe cercato dietro ad ogni fuscello, cespuglio o albero nel raggio di parecchi metri, anche se le ci fosse voluta la giornata intera.
In fondo, a primavera cos’altro c’era da fare nel Sottobosco, se non godersi l’aria tiepida e gonfia di odori nuovi? Quella era l’occasione che cercava per ripassare la geografia del suo ambiente senza annoiarsi.
Pronta. Via!
Mentre le sue alucce diafane viravano a destra e a sinistra, portandosi ora basse, ora salendo più in alto possibile, gli occhietti vispi della coccinella si posavano attenti su ogni particolare bizzarro del bosco di primavera.
Tempo pochi minuti, e di nuovo l’onda sonora del boato inquietante scosse i rami degli alberi, i cui teneri germogli sobbalzarono paurosamente.
Sofia riuscì stavolta a percepirne la direzione.
“Per di là!”, si impose, cercando di mantenersi calma.

Dietro al grosso tronco di un pino maestoso ce n’era uno cavo, caduto chissà quanto tempo prima. Sofia l’aveva sempre visto, quel legno che marciva un po’ di più ogni anno, esposto alle intemperie e impotente davanti all’inclemenza delle stagioni.
Stanca, vi si appoggiò per prender fiato, quando uno scossone violento e repentino la fece rotolare giù, giù. Sofia si aggrappò ai resti di un ramo e si rimise in piedi, per poi volare via non appena le fu possibile dimenticare il fragore del solito, inquietante, rumore.
“Adesso ne ho proprio abbastanza”. Con un cipiglio furioso, la paura ormai solo un ricordo, Sofia si rimise energicamente alla ricerca di indizi.
Scoprì così che dentro il tronco vuoto si erano rannicchiati tre giovani conigli tremanti, le orecchie basse a coprire gli occhietti.
“E voi, che ci fate qui dentro?”, chiese loro.
“No-no-no-non l’hai sentito quel brutto rumore?”, rispose uno dei tre, probabilmente il più coraggioso.
“E’ per quello che sono qui. Voglio scoprire cos’è!”
“Vuoi scoprire cos’è?” Gli occhi del coniglietto si erano fatti enormi per la sorpresa.
“Non posso temere quel che non conosco, ti pare?”
“Già”, rispose sconsolato il cucciolo”Ma ci vuole un bel coraggio a far questo da sola!”
“E perché non mi aiutate voi? Ci metteremmo senz’altro di meno”, propose Sofia.
I tre si guardarono, all’inizio perplessi e dubbiosi, poi sempre più fiduciosi. Sofia aveva ragione: era importante sapere di cosa si trattava per poi decidere di stargli alla larga!
Eletta subito a capo della spedizione, Sofia diresse gli spostamenti dei tre piccoli conigli, che percorsero a ballonzoli il Sottobosco. Nel corso dell’operazione il rumore tornò molte volte, con le stesse immutate caratteristiche.
Appena fuori dalla radura si ergeva una collina rocciosa.
Per Sofia era una novità: non si era mai spinta così lontano. Si diceva che il suo interno fosse la tana di grossi mammiferi, forse una o due famiglie d’orsi, ma in realtà nessuno lo sapeva con certezza.
Il tiepido coraggio dei coniglietti si raffreddò del tutto nei pressi dell’apertura del cunicolo, un buco enorme e scurissimo.
Sofia li seguiva a distanza, ma si era resa perfettamente conto della loro incertezza. I salti si erano fatti più corti, più radi. Le lunghe orecchie erano tese, e i piccoli continuavano a guardarsi intorno e alle spalle, come temendo un improvviso agguato.
D’un tratto, di nuovo il boato, forte e spaventoso, e i tre finirono col rotolare giù, verso di lei, che era riuscita a planare sulla corolla di una margherita.
“Vi-vi-viene da là!”, uno dei conigli mostrò l’ingresso della tana.
“Siamo qui per risolvere il mistero! Non l’avevamo forse deciso insieme?”fece Sofia di rimando.
I musetti dei tre le fecero subito capire che il coraggio li aveva momentaneamente abbandonati.
“Ho capito! Tocca a me”, e senza indugio raccolse tutto il suo brio e si diresse verso la collina.
In fondo, chi si sarebbe potuto accorgere di lei? Era così minuscola! E silenziosa, anche.
Il cunicolo, dopo l’apertura si faceva subito stretto e angusto.
L’onda d’urto la sorprese di nuovo, e carambolò per terra, giù in fondo, finendo come risucchiata all’interno. Sentì di essere finita addosso a qualcosa di soffice, che nel buio non riusciva a identificare.
“Insomma, che modi!”
La voce non le era sconosciuta: Melchiorre!
“E tu, cosa ci fai qui?”
Hic! Il rumore, meno forte, la proiettò comunque all’indietro.
Spaventatissima, Sofia si trovò nuovamente addosso a qualcosa di soffice, che non era Melchiorre, i cui occhi tondi la stavano fissando.
“Ma non eri solo?”
“No. Siamo quattro: io, Arturo, Violetta e Elli”
Nel buio del cunicolo Sofia riuscì a distinguere tutte quelle paia di occhi, tondi e sorpresi quanto lei.
“E che ci fate qui?”
“Arturo ha il singhiozzo e non riesce a smettere. Abbiamo pensato di spaventarlo portandolo qui dentro…ma il singhiozzo continua e, anzi, è diventato perfino più potente!”
Ecco cos’era! Il rumore del singhiozzo di Arturo che veniva amplificato dal cunicolo della tana!
Beata gioventù!
“E non avete provato con un po’ d’acqua?”
“Acqua?”, fecero i tre in coro.
“Si, un semplice bicchiere d’acqua bevuto tutto d’un sorso. E’ così che si fa”
Furono i tre coniglietti a procurare l’acqua, mentre Arturo continuava la sua serie infinita di Hic Hic.
Spossata ma soddisfatta, Sofia li guidò verso casa, dove Lucilla li aspettava preoccupata.
“Si sono allontanati senza avvertire”, raccontò all’amica, “ma d’altra parte come possono resistere alle continue sorprese che questo posto riserva loro a primavera?”
Non si arrabbiò, né li sgridò, ma spiegò loro, con affettuosa semplicità, che il mondo è vasto e pieno di pericoli che vanno affrontati con intelligenza.
“Un ragnetto assennato è quello che sa discernere”, concluse.
Era un’altra buona lezione di vita nella verde radura del Sottobosco.

lunedì 15 marzo 2010

Voglia di arcobaleno

Un tiepido raggio di sole asciuga l'erba bagnata, e già l'esercito attivo e ronzante è pronto!
Zzzzz!
Piccoli insetti verificano la messa a punto di ali diafane, spesso minutissime eppure forti a sufficienza per sollevarli in aria e depositarli laddove devono e vogliono.
'La corolla di un fiore nuovo è un luogo paradisiaco, inebriante e speciale, non dimenticatelo!'
Ape Mirka sta tenendo la prima lezione di Sottobosco alle piccole alunne.
Musetti attenti e immobili, quelle non si perdono neppure una parola: hanno ben chiara la prelibatezza del nettare, anzi ne hanno un ricordo perfettamente impresso in quelle testine soffici e delicate, dove le righe gialle e nere si alternano lievi ma sicure.
Ma sono così piccine! E anche se la primavera è alle porte e il tempo stringe per la loro preparazione, Ape Mirka, che sa bene come ci si sente a quell'età, non può trattenerle nell'aula troppo a lungo.
'Ancora un capitolo e poi, promesso, usciremo a far pratica all'aperto!'
Non sono strilli, ma urla di gioia assoluta quelli che anticipano l'ultima fatica.
Tempo pochi minuti, e la maestra vola fuori inseguita da un allegro carosello vociante.
Fa ancora freddo, nonostante l'inganno di quel raggio di sole, e dovranno spicciarsi a rientrare, pena quei dolorosi strappi alle ali per effetto dello sbalzo di temperatura. Per non parlare dell'intontimento, che può far precipitare gli insettucci a terra, con conseguenze anche fatali.
'Lezione di parapendio!'Annuncia quando tutte sono fuori.
Raccolta una larga foglia dal prato, infila le appendici delle sue zampette anteriori nelle due piccole aperture che ha praticato.
Si porta poi in cima ad un grosso sasso e dopo un 'Yahoo!' eccitato si lancia.
Portata dalla brezza dolce del primo pomeriggio plana dolcemente in mezzo alla radura.
Raccolte ognuna le proprie foglie, le piccole api sfilano veloci, cercando il loro trampolino.
Un esercito ronzante e ciarliero fende l'aria bassa, fra risate e piccoli tonfi.
Ma il vento si fa malandrino: la brezza si fa soffio un po' troppo vivace.
Ape Mirka raduna la sua classe: 'Via, via, in fretta prima che scendano le prime gocce!'
Il cielo di marzo, impertinente e dispettoso, non si cura del divertimento, e un capriccio dietro l'altro non permette di riporre cappotti e ombrelli...

sabato 20 febbraio 2010

La pioggia se ne va

La pioggia battente scendeva ininterrotta. Grosse pozzanghere avevano lentamente preso il posto delle radure del Sottobosco. L'umidità crescente aveva bloccato nuovamente le articolazioni di Giò Ragno, e il cugino Scipione aveva dovuto sostituirlo molto spesso nel lavoro del laboratorio di tessitura.
Lucciola Lucilla non ne poteva proprio più. Anche i suoi ragnetti luminosi, figli suoi e di Scipione Ragno Africano, erano incontenibili. Un'altra giornata costretti nel nido li avrebbe resi oltremodo irrequieti! Doveva escogitare qualcosa. Sì, ma cosa?
- Mamma, mamma! Violetta mi tira le zampe!-piagnucolava Arturo, mentre lacrime copiose scendevano dai suoi occhi.
- Non credergli!E' il solito frignone!-, si difendeva Violetta impertinente.
- Melchiorre mi ha distrutto la ragnatela, mamma!-, la vocina minuta di Elli si levava dall'angolo buio in fondo alla tana, mentre lo sghignazzo di Melchiorre risuonava in ogni dove.
I tre gemelli, Tizio, Caio e Sempronio, chiedevano come al solito altro cibo, e
le ultime due, Placida e Pacifica, la guardavano sornione mentre grattavano il fondo del pentolone in cui aveva cotto il pranzo.
Si rendeva conto ogni altro giorno di quanto fosse estenuante il suo ruolo di madre attenta di quella numerosa nidiata, e di come il suo lavoro non avesse mai sosta, nè, ahilei!, fine.
- Bambini!, Tutti qui!- li chiamò a raccolta, e il suo pancino cominciò a emettere bagliori eccitati per la bella idea che le era appena balenata.
- Costruiremo ombrelli colorati per tutti, e poi usciremo comunque!-
Il boato delle vocine entusiaste quasi la tramortì, ma non si perse d'animo.
Da un vecchio baule trasse materiale a sufficienza da distribuire a tutti e in men che non si dica il progetto ebbe inizio.
Le piccole settantadue zampe lavorarono freneticamente cucendo gli allegri parapioggia, alternando spicchi a ellissi e a quadrati, dopo che Lucilla ebbe tagliato le sagome sotto specifica richiesta dei suoi figlioletti. Non si era azzardata a lasciarli provare ad usare le forbici, e quello era stato il suo unico compito, oltre al controllo e alla supervisione del lavoro.
Dal laboratorio di Giò e Scipione recuperò alcuni vecchi bastoni per tende e li adattò alle loro necessità.
Nessuno fiatava, preso dalla smania di finire presto.
Per Lucilla quel silenzio fu il miglior sottofondo musicale di cui avesse potuto godere nelle ultime settimane, e la felicità che le loro fronti corrugate lasciavano trasparire la stava ripagando di tutta la stanchezza accumulata.
Anche quella, come tutte le imprese ben progettate, aveva i suoi tempi, e Lucilla ebbe il suo bel daffare a spiegare ai ragnetti che la pausa notturna serviva perchè la colla aderisse perfettamente. A malincuore Violetta, Arturo, Elli, Melchiorre, Tizio, Caio, Sempronio, Pacifica e Placida entrarono nei loro lettini, dove la stanchezza vinse presto le loro rimostranze.
L'indomani mattina, distribuiti i variopinti parapioggia, la truppa uscì sotto un diluvio, ma nulla poteva ormai fermare nè frenare il loro entusiasmo. Fu il tempo, invece, a dover capitolare, davanti a tanta colorata animazione.
La gaia magia del colore e della felicità degli animi puri di tutti quei piccoli insetti catturò un raggio di sole, sperduto e solitario, e lo portò nella radura. D'incanto una macchia dorata si aprì, spazzando nubi e umidità, e inondando i cuori di speranza.
Gli ombrelli furono presto chiusi, e lo schiamazzo allegro dei ragnetti luminosi riempì la mattina del Sottobosco.

martedì 16 febbraio 2010

Promessa di primavera

Linda era uscita in tutta fretta, scordandosi le manopole rosse proprio sul tavolo.
Accidenti se faceva freddo!
Accidenti se era in ritardo!
Non poteva rientrare, avrebbe cercato di infilare tutte e quattro le mani in tasca mentre si affrettava affannosamente verso la Caserma del Sottobosco.
La sua bella uniforme rossa con le mostrine dorate non passava certo inosservata mentre correva in mezzo alla coltre bianca di neve.
Due occhi attenti la scrutavano da dietro un cespuglio, e il proprietario di quello sguardo si manteneva immobile come una statua, cercando perfino di trattenere il respiro per non farsi scoprire.
Il personaggio sorrise quando si accorse che Linda non si era accorta di lui, tutta presa dalla necessità di arrivare in ufficio ad un'ora decente.
Decente per lei, naturalmente, che era sempre la prima, la più sgobbona e l'ultima ad andarsene.
Nemmeno la promozione aveva cambiato le cose, e d'altra parte Linda Formica era fatta così: era una linda formica tutta d'un pezzo!
Una volta in Caserma, si tolse il cappotto e iniziò subito a riscaldare l'ambiente. Raccolse i rametti dalla capace cesta e li infilò nella stufa, e attese che il fuoco crepitasse prima di agiungere dei bei ciocchi robusti.
Oh, ce l'aveva fatta! Tutto pronto molto prima che il Comandante Ercole Scarafaggio fosse entrato.
Sì, avrebbe potuto puntare la sveglia qualche minuto più tardi la mattina, un minimo ritardo ci poteva ancora stare.
Seduta alla scivania pensò che si stava rammollendo, e si chiese come mai, forse che la primavera stesse arrivando di soppiatto?
Là fuori il personaggio si aggirava nella neve candida, mimetizzato dal lungo paletot bianco che indossava.
Lesto ma elegante camminava verso la Caserma, ma ad ogni svolta controllava che nessuno potesse intercettare la sua presenza.
Nonostante la neve e il freddo, l'aria aveva un odore diverso, e questo l'aveva percepito anche Linda.
La primavera non era lontana, e quel tremori speciali che si portava appresso, insieme alla voglia di stare nel letto più a lungo la mattina, stavano già cominciando a fare la loro comparsa, anche se solo ad intermittenza.
La figura vestita di bianco raggiunse l'edificio e si posizionò sul retro; poi infilò le mani in tasca e attese.
Il rumore di un ramo calpestato fece letteralmente volare Linda dalla sua sedia. Infilato il paletot si precipitò fuori gridando "Chi va là?"
Nessuna risposta, ma solo l'eco del Sottobosco: "là à à à à?"
Spazientita Linda fece il giro completo dello stabile, finendo dritta addosso al nostro personaggio vestito di bianco, e mimetizzato alla perfezione in quell'ambiente.
"Che modi! Linda!"
"Giustino! Che ci fai tu qui?"
"Mi mancavi"
"Ciance"
"Vedi, ti mancavo anch'io. E non è nemmeno primavera"
"Sei il solito sbruffone"
"Fa freddo"
"Sei uscita senza guanti"
Giustino le prese le quattro mani fra le sue, e provò a scaldargliele.
Poi, con garbo, trasse un piccolo pacchetto dalla lunga giacca.
"Buon San Valentino, Linda"
Rientrando quella sera dal lavoro, Linda Formica non sentiva freddo.
Giustino era tornato per lei: la lunga sciarpa rossa e i caldissimi guanti che indossava erano la sua splendida promessa di primavera.

venerdì 5 febbraio 2010

Nel Sottobosco la primavera non decolla: primo sabato di febbraio

Stizzita dal tempo impietoso e dalla lunga permanenza in casa Sofia era tornata a letto.
‘Che fare?’, si era chiesta mentre sfogliava una rivista sotto le coperte calde, già annoiata alla prima inserzione.’L’inverno è ancora lungo, finirò col morire di noia e di solitudine!’
Già, la stagione non favoriva gli incontri: tutti gli insetti avevano preferito ritirarsi nelle loro tane e attendere l’arrivo del bel tempo, perlopiù dedicandosi ad attività tranquille dentro casa o addirittura dormendo, in modo da poter affrontare la primavera con un’energia rinnovata.
Stanca anche di girare le pagine e ormai totalmente sveglia, Sofia sbuffando scese dal letto e si preparò la colazione.
Già dopo una tazza di caffè fumante si sentì rinvigorita e la nebbia del suo piccolo cervello cominciò a sfumare.
Le tornò il sorriso quando un’idea semplice le si materializzò nella mente.
Avrebbe fatto del pane! Avrebbe cercato una ricetta gustosa fra le centinaia che possedeva, preparato gli ingredienti, lavorato l’impasto fino ad impiastricciarsi tutta…Che bellezza! Si, le piaceva! Inoltre ci sarebbe voluto del tempo, e questo le avrebbe coperto almeno metà della giornata, tenendo conto che la casa avrebbe poi dovuto venire riassettata, perché si sa, nulla è più infido della farina, che si infila praticamente dovunque, come neve bianca e leggera ma che, diversamente da quella, non si scioglie mai…
Tre ore dopo, un profumo paradisiaco si spandeva per la sua casetta.
‘Cosa c’è di meglio dell’odore del pane caldo per risollevare gli animi?’, si chiese deliziata.
‘Poterlo condividere con qualcuno che ami’, si rispose con il cuore di nuovo contrito.
Non aspettò oltre. Con un bel guantone a protezione delle zampette estrasse la pagnotta dal forno e la adagiò in un cestino, coprendola poi con una bella tovaglietta.
Si infilò le scarpe, il cappotto e il berretto, e senza badare al vento freddo e al cielo che prometteva altra neve, si avviò verso la casa di Lucilla e Scipione.
Suonò il campanello e attese, temendo di essere stata troppo impulsiva. In fin dei conti era sabato sera, ed era buona norma anche nel Sottobosco farsi precedere da una telefonata, almeno nei weekend. Il sorriso di Lucilla quando le aprì l’uscio disperse ogni suo dubbio: era felice di vederla esattamente quanto lo era lei! Il profumo che saliva dal suo bel cestino fece il resto, e i piccoli ragni dal pancino pulsante furono subito intorno alle due amiche con le vocine urlanti ed eccitate.
Tutto faceva presumere che sarebbe stato un sabato da ricordare…

giovedì 21 gennaio 2010

RECENSIONE di Renzo Montagnoli

La narrativa per l’infanzia riserva a volte delle vere e proprie sorprese, lavori adatti indubbiamente a dei bimbi, ma che riescono a soddisfare culturalmente anche gli adulti. Sono casi non frequenti in verità, ma Racconti dal sottobosco è uno di questi.
Il pretesto per la narrazione di alcuni racconti è prettamente naturalistico: una passeggiata lungo un itinerario del Friuli precollinare, chiamato Ippovia del Cormôr, che segue il corso di un torrente in un paesaggio dolce e atto a suscitare fantasie. L’osservazione dell’ambiente, fatta in modo non superficiale, fa scoprire anche un microcosmo costituito dagli animaletti del sottobosco, esseri tutti con uguale dignità di vivere, in un contesto di raro equilibrio in cui è assente ancora l’intervento destabilizzatore dell’uomo.
Nascono così le storie in cui si immaginano questi piccoli esseri simili agli umani, pur con le loro peculiari caratteristiche, e sono racconti che mirano da un lato ad avvicinare i bimbi al meraviglioso mondo della natura e dall’altro a fornire indirizzi comportamentali in cui prevale quella solidarietà che nel mondo attuale diventa sempre più rara.
Diviso in tre parti, corrispondenti ad altrettante prose, il libro è costituito soprattutto dalla prima, di una sessantina di pagine, in cui la rappresentazione di questo microcosmo cela metaforicamente quella del nostro mondo, con esseri buoni e altri malvagi, come il mago scorpione Poisonio, che per il potere uccide, ma che poi farà una brutta fine. Nulla di diverso, quindi, dagli stilemi favolistici, in cui a prevalere, come dovrebbe essere, è sempre il bene, ma la capacità dell’autrice di destare simpatia per i protagonisti con piccoli tocchi, quasi sfumati, è indubbiamente di tutto rispetto.
A ciò aggiungo che è un’opera scritta bene, in un italiano ricercato e più che corretto, circostanza non frequente al giorno d’oggi, in cui l’uso della nostra lingua è spesso caratterizzato da un lessico ridotto, non di rado anche sgrammaticato.
Racconti dal sottobosco, per i temi trattati e il modo di esporli, è in grado quindi di soddisfare anche gli adulti, caratteristica che determina però un limite nella fruibilità da parte dei minori, perché secondo me è adatto a un’infanzia già in parte scolarizzata, cioè bimbi di 9-10 anni.
Ciò non toglie che, se letto dai genitori, può risultare comprensibile anche ai più piccoli, che finiranno col porre quelle inevitabili domande che sono proprie della curiosità della loro età.
Racconti dal sottobosco è quindi un testo più che raccomandabile.

Renzo Montagnoli

http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=6375

domenica 10 gennaio 2010

aggiornamenti sui nostri piccoli amici

Per non dimenticarci dei nostri piccoli amici nel corso di quest’inverno rigido e troooppo lungo, dopo aver lasciato Sofia Coccinella e Lucciola Lucilla che aspettano trepidanti l’arrivo della primavera nel Sottobosco, ecco oggi poche righe per ricordare Swan il cigno, protagonista della terza fiaba della raccolta Racconti dal Sottobosco.

Swan in questi giorni non fa che pensare alla radura del Sottobosco, nonostante il luogo dove sta svernando sia altrettanto piacevole e accogliente. Eppure…
Eppure, sebbene ci siano al mondo luoghi fantastici, dove gli incontri segnano il cuore e l’anima, Swan sa che solo uno merita di essere chiamato Casa.
Casa è il luogo dove vuoi sempre tornare, e sai di poterlo fare.
Casa è l’insieme di piccoli ricordi, di volti conosciuti, di odori che non riesci a trovare da nessun’altra parte.
Mentre il sole lentamente si affaccia fra le fronde di alberi verdi, in un paradiso tropicale che colpisce per bellezza e abbondanza, il cigno muove il collo delicato alla ricerca di un segnale che dica che non manca ancora molto.
Pensa spesso a Vanessa, al suo sciame colorato e birichino, mentre la memoria dell’odore acre dell’acqua del suo stagno sembra perdersi in quell’aria che respira, troppo perfetta per i suoi gusti, e un tantino troppo umida.
‘Un nuovo giorno da trascorrere qui, ma un giorno di meno per tornare’
Rincuorata da questo pensiero, intona il suo dolce canto.

martedì 5 gennaio 2010

anticipo di primavera

Lentamente gli insetti mettono le loro testoline nere fuori dagli usci.
Fa ancora troppo freddo per pensare ad una nuova avventura, ma l'aria ha già cambiato l'odore.
Spruzzi di neve non ce ne sono più: lastre di ghiaccio scivoloso occhieggiano quà e là, soprattutto negli anfratti dove il sole pallido dell'inverno non arriva mai...
Lucilla spinge dentro i suoi piccini e raccomanda loro di mettersi al calduccio vicino al fuoco. "Fate attenzione, però. Vi potreste scottare. Chiedete al cugino Giò di mettere un altro po' di legna sul fuoco e di sistemare la griglia davanti al camino"
In fila indiana fanno dietrofront e illuminano il corridoio con la luce intermittente dei loro pancini rotondi.
Sofia, alla finestra, perlustra la radura in cerca di volti conosciuti.
Nessuno.
E' ancora presto perchè il Sottobosco si riempia dei rumori noti: brusii indistinti solo per le orecchie dei forestieri, foglie che sembrano volare involontariamente e invece vengono spostate per finire come tappeti all'interno delle tane che si riempiono in fretta di nuovi inquilini.Ancora qualche settimana e saranno tutti di nuovo qui.
Con un sorriso e un sospiro, Sofia e Lucilla, ai lati opposti della radura, chiudono le imposte e se ne tornano dentro.
Non ci vorrà ancora molto...