sabato 20 febbraio 2010

La pioggia se ne va

La pioggia battente scendeva ininterrotta. Grosse pozzanghere avevano lentamente preso il posto delle radure del Sottobosco. L'umidità crescente aveva bloccato nuovamente le articolazioni di Giò Ragno, e il cugino Scipione aveva dovuto sostituirlo molto spesso nel lavoro del laboratorio di tessitura.
Lucciola Lucilla non ne poteva proprio più. Anche i suoi ragnetti luminosi, figli suoi e di Scipione Ragno Africano, erano incontenibili. Un'altra giornata costretti nel nido li avrebbe resi oltremodo irrequieti! Doveva escogitare qualcosa. Sì, ma cosa?
- Mamma, mamma! Violetta mi tira le zampe!-piagnucolava Arturo, mentre lacrime copiose scendevano dai suoi occhi.
- Non credergli!E' il solito frignone!-, si difendeva Violetta impertinente.
- Melchiorre mi ha distrutto la ragnatela, mamma!-, la vocina minuta di Elli si levava dall'angolo buio in fondo alla tana, mentre lo sghignazzo di Melchiorre risuonava in ogni dove.
I tre gemelli, Tizio, Caio e Sempronio, chiedevano come al solito altro cibo, e
le ultime due, Placida e Pacifica, la guardavano sornione mentre grattavano il fondo del pentolone in cui aveva cotto il pranzo.
Si rendeva conto ogni altro giorno di quanto fosse estenuante il suo ruolo di madre attenta di quella numerosa nidiata, e di come il suo lavoro non avesse mai sosta, nè, ahilei!, fine.
- Bambini!, Tutti qui!- li chiamò a raccolta, e il suo pancino cominciò a emettere bagliori eccitati per la bella idea che le era appena balenata.
- Costruiremo ombrelli colorati per tutti, e poi usciremo comunque!-
Il boato delle vocine entusiaste quasi la tramortì, ma non si perse d'animo.
Da un vecchio baule trasse materiale a sufficienza da distribuire a tutti e in men che non si dica il progetto ebbe inizio.
Le piccole settantadue zampe lavorarono freneticamente cucendo gli allegri parapioggia, alternando spicchi a ellissi e a quadrati, dopo che Lucilla ebbe tagliato le sagome sotto specifica richiesta dei suoi figlioletti. Non si era azzardata a lasciarli provare ad usare le forbici, e quello era stato il suo unico compito, oltre al controllo e alla supervisione del lavoro.
Dal laboratorio di Giò e Scipione recuperò alcuni vecchi bastoni per tende e li adattò alle loro necessità.
Nessuno fiatava, preso dalla smania di finire presto.
Per Lucilla quel silenzio fu il miglior sottofondo musicale di cui avesse potuto godere nelle ultime settimane, e la felicità che le loro fronti corrugate lasciavano trasparire la stava ripagando di tutta la stanchezza accumulata.
Anche quella, come tutte le imprese ben progettate, aveva i suoi tempi, e Lucilla ebbe il suo bel daffare a spiegare ai ragnetti che la pausa notturna serviva perchè la colla aderisse perfettamente. A malincuore Violetta, Arturo, Elli, Melchiorre, Tizio, Caio, Sempronio, Pacifica e Placida entrarono nei loro lettini, dove la stanchezza vinse presto le loro rimostranze.
L'indomani mattina, distribuiti i variopinti parapioggia, la truppa uscì sotto un diluvio, ma nulla poteva ormai fermare nè frenare il loro entusiasmo. Fu il tempo, invece, a dover capitolare, davanti a tanta colorata animazione.
La gaia magia del colore e della felicità degli animi puri di tutti quei piccoli insetti catturò un raggio di sole, sperduto e solitario, e lo portò nella radura. D'incanto una macchia dorata si aprì, spazzando nubi e umidità, e inondando i cuori di speranza.
Gli ombrelli furono presto chiusi, e lo schiamazzo allegro dei ragnetti luminosi riempì la mattina del Sottobosco.

1 commento:

  1. Finalmente un raggio di sole anche nel sottobosco. E la luce è sempre portatrice di speranza.

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